La storia del Marello
è una storia affascinante e travagliata insieme. Nato a Torino
nel 1846 rimasto orfano di madre a soli quattro anni crebbe sotto
la guida del padre e dei nonni a S. Martino Alfieri. Il padre infatti,
per educare in modo adeguato i due figli avuti dalla seconda moglie
Anna Maria Viale, era già infatti vedovo, lasciò la
sua attività di commerciante per seguire in modo più
adeguato Giuseppe ed il fratello Vittorio.
Quando Giuseppe giunse all'età delle medie,
tornando con il padre da Savona dove era stato in gita premio ed
aveva anche visitato il Santuario della Madonna della Misericordia,
chiese di poter entrare in seminario ad Asti, con grande gioia del
suo parroco e dolore per il padre che aveva già visto nel
figlio maggiore l'ideale continuatore del suo lavoro.
A seguito della seconda guerra d'indipendenza e
della dispersione avvenuta dei seminaristi piemontesi ed anche di
quelli di Asti, Giuseppe Marello entrò in crisi ed accettò
di intraprendere gli studi da geometra, mettendo a fuoco dentro
di sé anche grandi progetti sociali e politici. La malattia
lo ridusse in fin di vita, vide nel delirio la Madonna Consolata,
protettrice di Torino che gli diceva che se voleva guarire doveva
rientrare in Seminario.
Il padre lo riaccompagnò ad Asti e divenne
sacerdote il 19 settembre 1968 e dal suo Vescovo fu chiamato come
segretario. In questa attività di ufficio, apparentemente
così lontana dal ministero sacerdotale che aveva sempre sognato,
ebbe modo di rendersi utile verso i suoi compagni che spesso non
sapevano a che santo rivolgersi per avere consigli ed aiuto nel
loro ministero sacerdotale. Ebbe così anche l'occasione di
rendersi conto delle difficoltà in cui versavano diverse
parrocchie per la scarsità ed a volte l'inadeguatezza del
clero.
Un'esperienza forte fu quella che poté fare
accompagnando il suo Vescovo a Roma per il Concilio ecumenico Vaticano
I convocato da Pio IX nel 1869. Avrebbe anche desiderato dedicarsi
completamente alla preghiera ed alla meditazione facendosi Certosino,
ma il Vescovo lo dissuase, ritenendo che non fosse quella la sua
strada.
Maturava in lui intanto la consapevolezza della
necessità che qualcuno si desse da fare per essere di aiuto
al clero diocesano nel catechismo od anche nei lunghi periodi di
parrocchia vacante. E non trovando in altri risposta adeguata, si
mise all'opera in prima persona e dopo aver chiesto ripetutamente
consiglio fondò, il 14 marzo del 1878, la 'Compagnia di S.
Giuseppe': "
chiunque per qualsiasi ragione non possa
aspirare allo stato ecclesiastico o religioso, e tuttavia desideri
di seguire dappresso il Divin Maestro coll'osservanza dei Consigli
Evangelici è aperta la Casa di s. Giuseppe, dove, ritirandosi
col proposito di permanervi, nascostamente e silenziosamente operoso,
nell'imitazione di quel grande Modello di vita povera ed oscura,
avrà modo di farsi vero discepolo di Gesù".
Primo punto d'incontro della Compagnia di S. Giuseppe
fu l'orfanotrofio Michelerio con la sua chiesa del Gesù.
I primi fratelli prestarono quindi il loro servizio di assistenza
dei piccoli abbandonati.
Il Canonico Giuseppe Marello, Cancelliere della
Curia vescovile e penitenziere in Cattedrale continuò la
sua opera di confessore ricercato per la sua spiritualità,
si fece anche attendo alle necessità dei poveri ricoverati
nell'ospizio Milliavacca e quando fu messo in vendita un caseggiato
nella centrale corso Alfieri, con altri canonici riuscì ad
acquistarlo e vi convogliò tutte le sue forze, facendo diventare
S. Chiara il luogo dove ospitare gli orfani, i ricoverati dell'ospizio
Milliavacca ed i suoi della Compagnia di S. Giuseppe, che si prendevano
cura di questo mondo così vario con l'aiuto delle suore del
Cottolengo.
Cominciò così anche la sua attività
di catechesi nella chiesa di S. Chiara che non era altro che un
teatro riadattato.
Leone XIII lo chiamò, nel novembre del 1888
alla guida della diocesi di Acqui. Giuseppe Marello non aveva ancor
44 anni. D. Giuseppe divenne così Vescovo ed abbandonò
così la sua Compagnia, che, nel frattempo, con l'ingresso
di un Sacerdote, D. Giovanni Cortona, si era aperta anche alla realtà
del sacerdozio. Fu proprio D. Cortona che prese in mani le redini
della Compagnia, pur restando il Marello sempre punto di riferimento
per tutti i problemi e vera guida spirituale dei suoi figli.
Acqui era una realtà difficile e Mons. Marello
si fece amare da tutti con la sua fermezza unita a tanto spirito
paterno. Riuscì a portare a termine anche una visita pastorale,
e non era poco per i tempi, la difficoltà di collegamento
soprattutto con certi paesetti dell'Appennino.
Nel 1895 fu invitato per le celebrazioni centenarie
di S. Filippo Neri a Savona ed egli, pur stanco ed ammalato, anche
se ai sintomi della malattia non volle mai dare troppa importanza,
si recò a Savona, dove però si sentì male e
crollò al termine di una celebrazione ai piedi della sua
Madonna della Misericordia. Lontano dalla sua Diocesi e dai suoi
Figli che non sapevano niente, ricoverato nell'episcopio di Savona,
morì, accompagnato solo dal suo segretario il 30 maggio.
Riportato e sepolto in Acqui, il suo corpo fu poi
portato in Asti nel 1923. Fu iniziato il processo di Canonizzazione,
proclamato Beato da Giovanni Paolo II in Asti il 16 settembre 1993
ora attende di essere proclamato Santo il 25 novembre 2001.
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