Collegamento Nazionale
Santuari Italiani
 

La vita del

beato Giuseppe Marello

(Santo dal 25 novembre 2001)

IL PROGRAMMA DELLA CANONIZZAZIONE

 
 
 

La storia del Marello è una storia affascinante e travagliata insieme. Nato a Torino nel 1846 rimasto orfano di madre a soli quattro anni crebbe sotto la guida del padre e dei nonni a S. Martino Alfieri. Il padre infatti, per educare in modo adeguato i due figli avuti dalla seconda moglie Anna Maria Viale, era già infatti vedovo, lasciò la sua attività di commerciante per seguire in modo più adeguato Giuseppe ed il fratello Vittorio.

Quando Giuseppe giunse all'età delle medie, tornando con il padre da Savona dove era stato in gita premio ed aveva anche visitato il Santuario della Madonna della Misericordia, chiese di poter entrare in seminario ad Asti, con grande gioia del suo parroco e dolore per il padre che aveva già visto nel figlio maggiore l'ideale continuatore del suo lavoro.

A seguito della seconda guerra d'indipendenza e della dispersione avvenuta dei seminaristi piemontesi ed anche di quelli di Asti, Giuseppe Marello entrò in crisi ed accettò di intraprendere gli studi da geometra, mettendo a fuoco dentro di sé anche grandi progetti sociali e politici. La malattia lo ridusse in fin di vita, vide nel delirio la Madonna Consolata, protettrice di Torino che gli diceva che se voleva guarire doveva rientrare in Seminario.

Il padre lo riaccompagnò ad Asti e divenne sacerdote il 19 settembre 1968 e dal suo Vescovo fu chiamato come segretario. In questa attività di ufficio, apparentemente così lontana dal ministero sacerdotale che aveva sempre sognato, ebbe modo di rendersi utile verso i suoi compagni che spesso non sapevano a che santo rivolgersi per avere consigli ed aiuto nel loro ministero sacerdotale. Ebbe così anche l'occasione di rendersi conto delle difficoltà in cui versavano diverse parrocchie per la scarsità ed a volte l'inadeguatezza del clero.

Un'esperienza forte fu quella che poté fare accompagnando il suo Vescovo a Roma per il Concilio ecumenico Vaticano I convocato da Pio IX nel 1869. Avrebbe anche desiderato dedicarsi completamente alla preghiera ed alla meditazione facendosi Certosino, ma il Vescovo lo dissuase, ritenendo che non fosse quella la sua strada.

Maturava in lui intanto la consapevolezza della necessità che qualcuno si desse da fare per essere di aiuto al clero diocesano nel catechismo od anche nei lunghi periodi di parrocchia vacante. E non trovando in altri risposta adeguata, si mise all'opera in prima persona e dopo aver chiesto ripetutamente consiglio fondò, il 14 marzo del 1878, la 'Compagnia di S. Giuseppe': "…chiunque per qualsiasi ragione non possa aspirare allo stato ecclesiastico o religioso, e tuttavia desideri di seguire dappresso il Divin Maestro coll'osservanza dei Consigli Evangelici è aperta la Casa di s. Giuseppe, dove, ritirandosi col proposito di permanervi, nascostamente e silenziosamente operoso, nell'imitazione di quel grande Modello di vita povera ed oscura, avrà modo di farsi vero discepolo di Gesù".

Primo punto d'incontro della Compagnia di S. Giuseppe fu l'orfanotrofio Michelerio con la sua chiesa del Gesù. I primi fratelli prestarono quindi il loro servizio di assistenza dei piccoli abbandonati.

Il Canonico Giuseppe Marello, Cancelliere della Curia vescovile e penitenziere in Cattedrale continuò la sua opera di confessore ricercato per la sua spiritualità, si fece anche attendo alle necessità dei poveri ricoverati nell'ospizio Milliavacca e quando fu messo in vendita un caseggiato nella centrale corso Alfieri, con altri canonici riuscì ad acquistarlo e vi convogliò tutte le sue forze, facendo diventare S. Chiara il luogo dove ospitare gli orfani, i ricoverati dell'ospizio Milliavacca ed i suoi della Compagnia di S. Giuseppe, che si prendevano cura di questo mondo così vario con l'aiuto delle suore del Cottolengo.

Cominciò così anche la sua attività di catechesi nella chiesa di S. Chiara che non era altro che un teatro riadattato.

Leone XIII lo chiamò, nel novembre del 1888 alla guida della diocesi di Acqui. Giuseppe Marello non aveva ancor 44 anni. D. Giuseppe divenne così Vescovo ed abbandonò così la sua Compagnia, che, nel frattempo, con l'ingresso di un Sacerdote, D. Giovanni Cortona, si era aperta anche alla realtà del sacerdozio. Fu proprio D. Cortona che prese in mani le redini della Compagnia, pur restando il Marello sempre punto di riferimento per tutti i problemi e vera guida spirituale dei suoi figli.

Acqui era una realtà difficile e Mons. Marello si fece amare da tutti con la sua fermezza unita a tanto spirito paterno. Riuscì a portare a termine anche una visita pastorale, e non era poco per i tempi, la difficoltà di collegamento soprattutto con certi paesetti dell'Appennino.

Nel 1895 fu invitato per le celebrazioni centenarie di S. Filippo Neri a Savona ed egli, pur stanco ed ammalato, anche se ai sintomi della malattia non volle mai dare troppa importanza, si recò a Savona, dove però si sentì male e crollò al termine di una celebrazione ai piedi della sua Madonna della Misericordia. Lontano dalla sua Diocesi e dai suoi Figli che non sapevano niente, ricoverato nell'episcopio di Savona, morì, accompagnato solo dal suo segretario il 30 maggio.

Riportato e sepolto in Acqui, il suo corpo fu poi portato in Asti nel 1923. Fu iniziato il processo di Canonizzazione, proclamato Beato da Giovanni Paolo II in Asti il 16 settembre 1993 ora attende di essere proclamato Santo il 25 novembre 2001.