La chiesa della Steccata, splendido esempio dell'architettura rinascimentale
parmense, sorse su un terreno già anticamente venerato per una popolare
tradizione religiosa.
Qui infatti esisteva fin dal 1392 un oratorio eretto per ospitare
una miracolosa immagine di S. Giovanni Battista; questo oratorio
era affidato ad una Confraternita religiosa che si riuniva in una
casa vicina sulla cui facciata era dipinta una immagine della Vergine
allattante il Bambino.
Già verso la fine XV secolo correva voce che questa immagine compisse
numerosi miracoli per cui fu necessario, per salvaguardarla dalla
folla che sostava in preghiera, mettere a sua protezione uno steccato.
Da questa religiosità popolare deriva quindi il nome della successiva
grande chiesa edificata per onorare e custodire degnamente la preziosa
immagine.
La costruzione del monumento fu iniziata nel 1521, secondo il progetto
di Giovan Francesco Zaccagni e di Bernardino suo padre
che già aveva fornito una valida prova della propria abilità
di costruttore e della piena maturità del suo stile nella costruzione
della chiesa di San Giovanni Evangelista.
I lavori, avviati dapprima piuttosto lentamente, procedettero speditamente
dal 1522 al 1524, anno in cui sorse una difficile polemica con i
D'Agrate (a cui erano stati affidati i particolari) circa
la costruzione della loggia esterna.
Portata la questione davanti ad una commissione giudicatrice, gli
Zaccagni riuscirono ad avere ragione, ma tuttavia verso la
fine del 1525 vennero licenziati e i lavori proseguirono sotto la
direzione di Giovan Francesco d'Agrate che modificò in parte
l'originale iconografia bramantesca del progetto dello Zaccagni,
senza tuttavia alterare profondamente la fisionomia dell'edificio.
Ancora altre trasformazioni si ebbero dietro suggerimento di
Antonio di Sangallo ed infine la chiesa, oramai terminata, fu
consacrata il 24 febbraio 1539.
Ulteriori modifiche furono apportate con la costruzione di successive
sagrestie, fino all'edicazione della "sagrestia
nobile" e con l'allungamento, alla fine del XVII secolo,
del nicchione meridionale per ospitare il grande coro. Autori della
sistemazione sia interna che esterna furono Mauro Oddi e,
dal 1702, Edelberto della Nave.
Nell'Ottocento è soprattutto da rilevare la sistemazione del sotterraneo
adattato a sacrario dei Farnese e dei Borbone per volere di Maria
Luigia d'Austria. Durante questo secolo il monumento è stato più
volte restaurato e ricondotto all'antico aspetto, dopo i danni subiti
durante l'ultima guerra.
Il 4 aprile 1521, nello stesso anno in cui Francesco Guicciardini,
in nome di Leone X, prendeva possesso di Parma, contesa e alternatamente
occupata in quel tempo dai Francesi, dai duchi di Milano e dalla
chiesa. Nicolò Urbani, vescovo di Lodi e suffraganeo dell'ordinario
parmense, collocava solennemente la prima pietra della chiesa di
Santa Maria dello Steccato, così detta perché sorta sul luogo di
un oratorio, detto di "San Giovanni Battista della Steccata" e fondato
nel 1392, per accogliere l'immagine, ritenuta miracolosa, di S.
Giovanni Battista, già sul muro di una casa e protetta da una steccata.
In questo oratorio era anche un affresco con la "Madonna allattante",
che ebbe anch'esso grande fama, per cui già nel 1498 l'oratorio
prese il nome di "Beata Vergine della Steccata", passato poi alla
nuova chiesa.
Fu dato incarico per la costruzione dagli "Ufficiali" della Confraternita,
a Giovan Francesco Zaccagni, architetto, e a Bernardino
suo padre, capomastro. Il lavoro, in quell'anno, non andò oltre
le fondamenta, mentre i successivi, dal 1522 al 1524, furono fecondi
e proficui, come si rileva dai numerosi pagamenti testimoniati dai
documenti dell'archivio di Santa Maria della Steccata.
La chiesa - che rispecchia la concezione di edificio a pianta centrale
ispirata dal bramantesco San Pietro a Roma - doveva essere a croce
greca, con cupola incassata fra quattro torri chiuse.
Sulle quattro absidi, tre delle quali dovevano avere una porta,
correva all'esterno un giro di logge e vi si innestavano piccole
cappelle semicircolari; quanto al materiale da usarsi era previsto
il cotto per la struttura ed il marmo per gli elementi decorativi.
Questi, che consistevano in ornati di finestre e porte, capitelli,
paraste, e transenne, vennero affidati esclusivamente ai D'Agrate,
soprattutto a Giovan Francesco che, nel 1524, si oppone agli
Zaccagni per la costruzione della loggia esterna. Scelto
come arbitro il priore Brianza, invano Giovan Francesco Zaccagni
sostiene con Marcantonio Zucchi le ragioni del suo progetto,
ispirato a necessità costruttive ed estetiche, in quanto senza il
loggiato "non saria il carico uguale" e "la dicta fabrica averia
del nano"; dopo lunghe dispute, nonostante che l'arbitrato fosse
stato a lui favorevole, riuscì invece vittorioso il D'Agrate;
ma per tutto il 1525 gli Zaccagni continuano a lavorare alla
fabbrica e solo alla fine di quell'anno vengono licenziati, forse
a causa di alcune lesioni che si verificarono nella chiesa.
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