Le Origini
Essi vi rimasero, nonostante le numerose difficoltà,
per quasi un secolo, sino al 1653, quando la S. Sede f costretta
a chiudere la Chiesa proprio per la partenza dei suoi custodi, costretti
ad abbandonarla per le continue molestie da parte dei malviventi
che si nascondevano nel bosco circostante Volturara.
Naturalmente questo fatto arrecò notevoli
danni sia all'edificio che a tutti i beni di cui il Principe Caracciolo
aveva dotato il Santuario, che andarono dispersi.
Ma il danno non fu solo materiale perchè
il paese rimase privo di una forte presenza spirituale.
Infatti seguirono anni di degrado e di silenzio
sino a quando non avvenne un fatto sconvolgente che ridestò
la coscienza e la fede della popolazione.
La peste, che stava decimando l'Italia, colp anche la gente
di Volturara, provocando morte e desolazione.
Come sempre, di fronte ad un simile flagello, gli
uomini ritornarono alla fede.
Ed ecco che i Volturaresi del tempo, forse come
offerta alla Vergine per lo scampato pericolo, vollero riaprire
il Santuario della Madonna della Sanità, loro protettrice.
Lo dotarono di una certa rendita che venne poi
aumentata grazie alla donazione di una vigna adiacente il Santuario,
da parte del Duca di Mirabella.
Dalla vendita di questa vigna si ricavò
il denaro necessario per l'acquisto di nuovi oggetti sacri per la
Cappella.
Siamo all'anno 1696.
Seguiranno anni di fervore religioso che scaturiva
dalla fede e dall'amore nei confronti della Vergine della Sanità.
Tanta devozione non poteva non destare ammirazione
da parte dell'Amministratore Apostolico che reggeva l'allora Diocesi
di Volturara, il Cardinale Orsini, Arcivescovo di Benevento che
in seguito fu Sommo Pontefice con il nome di Benedetto XIII.
Costui volle consacrare quella Cappella che fino
a quel momento era stata solo benedetta e, in due tempi successivi,
consacrò prima l'Altare Maggiore il 31 Maggio 1711, e alcuni
anni dopo, il 10 Maggio 1717, l'intera Chiesa.
A testimonianza di ciò restano due epigrafi
poste ai due lati dell'Altare.
Quella di destra cos recita: "Fra Vincenzo
Maria Orsini, dell 'Ordine dei Predicatori,' (lo stesso Ordine di
Padri che furono i primi custodi della Cappella) "Vescovo Tusculana,
Cardinale di Santa Romana Chiesa, Metropolita, ed essendo vacante
questa sede, Visitatore e Delegato Apostolico, il 31 Maggio 1711
consacrò quest Altare Maggiore...".
L'epigrafe di sinistra ricorda: "L'Eminentissimo
Cardinale Orsini, Metropolita e Visitatore Apostolico, solennemente
consacrò, il 10 Maggio dell'anno del Signore 1717, questa
Chiesa, chiamata di S. Maria della Sanità e l'Altare dedicato
a gloria della stessa Vergine, di S. Antonio da Padova, di S. Lucia
Vergine e Martire, di SS. Caterina da Siena e concesse cento giorni
di indulgenza a coloro che qui con devozione venerano la Vergine
nelle sue solennità e i suddetti Santi nei loro giorni natalizi
e nella prima Domenica di Maggio in cui venne trasferito il giorno
anniversario della Consacrazione.
Fedele, entra ossequiosamente in questa soglia
affinch tu possa meritare di entrare nella Gerusalemme Celeste".
Ottenuta la Consacrazione si susseguirono numerose
donazioni da parte di devoti cittadini che, volendo cos esprimere
il loro amore verso la 5. Vergine, finirono con l'arricchire il
Santuario di ulteriori benefici.
Ricordiamo il Signor Carlo De Castellis il quale
nel 1730, con l'autorizzazione dell'allora Vescovo di Volturara
Monsignor D. Domenico Rosso, eresse un'Altare a cui venne assegnato
un Abate che aveva l'incarico di celebrare ogni giorno Messa e,
con uno stipendio di 72 ducati l'anno, insegnare la Grammatica ai
giovani del posto.
Quello stipendio fu poi portato a 90 ducati dal
nipote del De Castellis, il Signor Francesco De Castellis, il quale
volle che il Rettore Abate impartisse ai giovani anche lezioni di
Diritto. Tutto ciò ricordato nella lapide che allora
venne posta al lato dell'Altare Abaziale eretta nel 1734.
L'Altare ottenne la Consacrazione ad opera di monsignor
Rosso, Vescovo di Volturara e Montecorvino, nel 1730 ad onore di
Dio, della Madonna della Libera (o delle Grazie), dei Santi Nicola
di Mira e Carlo Borromeo, come recita l'altra lapide che fu fu posta
all'altro lato dell'Altare Abaziale.
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