La notizia, sparsasi tra il popolo, giunse all'orecchio del
Vescovo di Fondi, Mons. Giovanni Battista Comparini
che si trovava a Lenola per consacrare la nuova Chiesa parrocchiale.
Convocò le autorità religiose e civili, chiese loro di recarsi
sul Colle per constatare personalmente cosa fosse realmente
accaduto.
Questi parlarono con i tre protagonisti del ritrovamento
e informarono il Vescovo sulla veridicità dell'evento.
Successivamente Mons. Comparini dopo aver ascoltato i tre
giovani dapprima singolarmente, poi insieme, sotto giuramento,
li invitò a narrare l'accaduto e fece loro firmare un documento
Il 15 settembre 1602, il Presule accompagnato dal Clero,
dalle autorità Civili e dal popolo, si recò processionalmente
sul Colle fortunato.
Il Vescovo si avvicinò all'Immagine, vide il labbro inferiore
ancora bagnato di sangue e, dopo averla venerata, ne fa la
Ricognizione prescritta dal Concilio Tridentino. Estratto
un fazzoletto asciugò il labbro della Madonna tumido di sangue.
Il
fazzoletto macchiato di sangue lo mostrò al popolo che gridò:
"Evviva Maria", e intonò le litanie lauretane. Sotto la mano
destra appose il sigillo di riconoscimento canonico dell'avvenuta
ricognizione, che si ammira ancora oggi.
Quindi esorta le autorità religiose, civili e il popolo a
costruire al più presto una capanna di legno che protegga
l'Effigie, in attesa di costruire il Tempio richiesto dalla
Madonna a Gabriele che sarà chiamato "Santuario della Madonna
del Colle".
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